Marco Reguzzoni va all’attacco di Roberto Vannacci dopo la conferma che il controverso generale è stato candidato per le Europee nelle liste della Lega di Salvini. «È sconfortante che si continui a regalare a Vannacci questa vetrina mediatica. Penso che la sua sia una visione della società ampiamente superata, caratterizzata da un pensiero retrogrado, in cui la donna è custode del focolare e i giovani sono da crescere come fossero in caserma. In più fa dichiarazioni che mettono i brividi».

L’ex presidente della Provincia di Varese, oggi candidato indipendente nelle liste di Forza Italia, prosegue: «Il generale è un personaggio politicamente inconsistente la cui notorietà è destinata a sgonfiarsi subito dopo le elezioni. Però in questo momento fa comodo illudersi che possa portare voti da un elettorato superficiale, che si affida a un uomo che si atteggia a “forte” ma che non dà alcuna indicazione su come affrontare i problemi della nostra epoca».

Concetti già espressi mesi fa da Reguzzoni nel suo libro “Vento di cambiamento”. «Avevo cercato di alzare il livello della riflessione e di spiegare che il centrodestra non poteva lasciare che la posizione del generale venisse identificata come quella di uno schieramento molto più complesso e ben diverso da lui. Le parole di Vannacci invitano a un costante balzo all’indietro, senza indicazioni di soluzioni ai problemi. Molti luoghi comuni, nessuna proposta. Non avrebbe dovuto intitolarlo “Il mondo al contrario”, ma “Il mondo all’indietro”».

Nel suo commento all’attacco Reguzzoni non risparmia il leader leghista Matteo Salvini: «Ho letto che presenterà il suo libro con il generale al suo fianco e penso non sia affatto un caso che abbiano scelto un titolo simile: “Controvento”, dopo “Il mondo al contrario”. Sembra che apprezzino stare “contro”. D’altronde è lo stile che la Lega ha scelto per i suoi europarlamentari, tenendoli a fare opposizione, raccogliendo spesso un giusto malcontento ma senza poter realizzare soluzioni alternative e risultati pratici. Scelte legittime ma inconcludenti. Io – risponde a chi lo accusa di incoerenza verso il passato – ho gli stessi valori di riferimento di allora. Parlo di federalismo, di liberismo, della necessità di essere più vicini all’Europa e più lontani dal centralismo statalista, così come dell’attenzione per il mondo del lavoro e delle imprese. La Lega in cui militavo – e di cui non ho la tessera da dodici anni – semplicemente non esiste più».