Conosce il lago come pochi altri, così come le tradizioni e le caratteristiche di questo piccolo angolo del Maggiore. Federico Brovelli è il candidato sindaco della civica “Vivere Ranco” che corre, in solitaria, alle amministrative dell’8 e 9 giugno. Brovelli punta su una consolidata esperienza in amministrazione, sia come assessore che come consigliere comunale con delega e un impegno nell’associazionismo locale, tra le file della Pro Loco.

Le ultime ore le ha trascorse a volantinare per ricordare ai cittadini l’importanza del voto per raggiungere il quorum. È l’astensionismo infatti il nemico maggiore nei casi di lista unica. «È importante andare a votare – spiega Brovelli – perché, affinché l’elezione  sia valida, è necessario raggiungere il quorum del 40 per cento dei votanti per evitare il commissariamento del comune. Quindi ogni singolo voto può fare la differenza».

La civica che sostiene la sua candidatura (Qui i candidati), vede molte riconferme e anche alcuni volti nuovi: «Siamo un bel gruppo, motivato. Vogliamo portare avanti, con continuità i valori che abbiamo seguito finora: la cura dell’ambiente e del territorio e l’attenzione per i bisogni della comunità». Il programma di Brovelli pone al centro la partecipazione attiva dei cittadini, promuovendo la trasparenza e la comunicazione. Prevede inoltre un focus sul sociale, un altro pilastro tra le priorità individuate dal gruppo.

«Siamo un piccolo comune ma abbiamo molti progetti – aggiunge il candidato -. Abbiamo avviato alcune collaborazioni con i paesi vicini che vogliamo potenziare, come nel caso di Angera che ci vede collaborare per l’ASFO di San Quirico e per alcuni eventi del tempo libero. Vogliamo continuare inoltre a favorire momenti di condivisione per diverse fasce d’età e sostenere quelle realtà come associazioni, scuola e oratorio che con il loro prezioso impegno garantiscono coesione e aiuto alle famiglie e ai ragazzi».

Negli anni Brovelli, insieme ad altri volontari molto attivi del paese, è stato tra i promotori di iniziative solidali, come quelle intraprese durante la pandemia o a favore delle popolazioni colpite da calamità ed emergenze. «Il Covid ci ha messo a dura prova perché ha minato il tessuto sociale, andando a disperdere quel patrimonio di relazioni e impegno per la collettività che c’era prima della pandemia. Vogliamo cercare di far riavvicinare, soprattutto i ragazzi più giovani, alla vita sociale del paese. Questo perché è una bella esperienza di crescita e allo stesso tempo un valore per tutta la comunità».

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