A Induno Olona ci si prepara alla sfida delle elezioni amministrative di giugno, anche se liste, candidati e programmi sono, ad oggi,  ancora ufficialmente top secret. Lo stesso sindaco uscente Marco Cavallin,  non ha ancora sciolto la riserva per l’eventuale ricandidatura, che sarebbe la terza.

Lo incontriamo nel suo ufficio affacciato sul verde del parco di Villa Bianchi per un bilancio di fine mandato.

Come arriva alla fine del secondo mandato?

Sicuramente stanco, perché questi cinque anni sono stati davvero impegnativi, ma anche molto orgoglioso di quanto fatto in condizioni oggettivamente difficili, per tutti gli amministratori e per me in particolare. Sono soddisfatto non tanto per quanto realizzato, che saranno gli indunesi a giudicare, ma perché l’ho fatto, perché so di aver messo in gioco il 100% delle mie energie e forse anche qualcosa in più. Di questo sono contento e molto sereno. Se poi guardo alle cose fatte credo che sia incredibile averlo fatto, in un mandato che è stato fortemente condizionato dall’emergenza Covid e dall’inchiesta giudiziaria che ha interessato il Comune di Induno Olona. Due esperienze difficilissime che mi hanno segnato dal punto di vista umano, la prima perché mi ha messo a contatto con il dolore di tanti miei concittadini, la seconda perché ha messo in discussione i principi di trasparenza ed onestà che sono sempre stati miei valori fondanti, come uomo e come amministratore. Un’esperienza che non auguro a nessuno. Ci sono voluti tre anni per uscirne con la piena assoluzione. Poi come tutte le cose negative queste due esperienze così forti mi hanno insegnato anche cose positive. Ad esempio ti rendi conto di chi hai intorno e mi ha sorpreso come tanti cittadini mi abbiano sostenuto durante l’inchiesta giudiziaria, oltre alla mia famiglia e ai miei due “angeli custodi”, il vicesindaco Cecilia Zaini e l’assessore Claudio Andreoletti. Un’altra cosa che mi ha lasciato un segno profondo di dolore ma anche di crescita personale è stata l’esperienza del Covid. Mi sono sentito impotente ma anche padre di tutti i miei concittadini, in particolare di quelli che stavano lottando contro la malattia e dei loro familiari. E’ stato importante, perché per fare bene il sindaco devi saper ascoltare e io in quei mesi ho dovuto ascoltare il loro dolore, la disperazione di chi non poteva stare vicino ai suoi cari. Un carico enorme dal punto di vista emotivo ma è stato importante.

Rispetto a quanto vi eravate prefissati nel programma elettorale pensa di avere soddisfatto le aspettative? 

Alla luce di quello che è successo, il Covid e l’inchiesta che ha azzoppato la macchina comunale lasciandoci dall’oggi al domani con i dipendenti quasi dimezzati, quanto è stato fatto mi sembra un miracolo. Ci siamo totalmente rimessi in piedi solo a partire dal 2023, ma anche durante quei due eventi difficilissimi non si è mai interrotta la progettualità e adesso vediamo i frutti di quel guardare comunque avanti. A breve consegneremo agli indunesi la nuova piazza della chiesa, la ciclopedonale con il tratto in galleria, il parco urbano della stazione, l’aula studio al piano superiore del Rebelot e l’area feste con il campo nuovo al Centro sportivo Maroni. E poi tanti interventi che sembrano minori ma che non lo sono, dalle asfaltature su cui sono stati investiti più di due milioni di euro nel 2023 e 2024, l’allargamento di via Cesariano, senza dimenticare tutto il grande lavoro fatto sul sociale grazie a Cecilia Zaini, sia con l’attenzione a chi è in difficoltà, nei limiti dei nostri mezzi, sia per gli spazi che i cittadini vivono, dalle scuole al centro sociale Rebelot. Altre due cose importanti del nostro mandato amministrativo sono stati l’idea di sostenibilità e la sicurezza. La sostenibilità ha guidato la nostra azione nella progettazione di una mobilità alternativa grazie alle piste ciclabili, al miglioramento della raccolta differenziata e al risparmio energetico. Vuol dire guardare avanti, pensare al futuro dei nostri figli. Sulla sicurezza è stato fatto un grande lavoro sia implementando il sistema di videosorveglianza, sia soprattutto lavorando molto bene sul controllo del vicinato che ha un grande valore anche sociale e, per quanto riguarda la sicurezza del territorio, sulla prevenzione, grazie all’immenso lavoro della Protezione civile.

Lei ha alle spalle molti anni in Comune, prima consigliere, poi assessore e infine sindaco. Qual è il segno che lascia a Induno Olona dopo 10 anni da sindaco?

I segni sono tanti, i lavori che porteremo a compimento nelle prossime settimane sono solo alcuni di questi ma, ripeto, saranno i cittadini a  giudicarli. Da parte mia sono felice di una cosa: abbiamo lavorato anche per fare più bello il nostro paese. E sono convinto che il bello debba sempre vincere.

Veniamo alle cose non fatte. Rimpianti, ripensamenti?

Una cosa di cui mi rammarico è di non aver potuto sempre rispettare la tempistica delle opere che ci eravamo dati, a causa della pandemia e dell’inchiesta giudiziaria che hanno rallentato tutto. Rimpianti nessuno, ripensamenti invece uno recente: ho pensato che forse con i tanti soldi investiti sulla manutenzione delle scuole avremmo potuto realizzare delle scuole nuove. Avremmo speso gli stessi soldi. Poi un’idea che però non è tanto un rimpianto ma piuttosto uno spunto per la prossima amministrazione: realizzare un centro diurno per la terza età a Villa Tiana che possa alleviare le famiglie dalla cura durante la giornata e offrire uno spazio piacevole per gli anziani. Sto già lavorando per mettere le basi di questo progetto, facendo dei passi concreti con il coinvolgendo della nostra municipalizzata Asfarm.

Come è stato in questi cinque anni il rapporto con l’opposizione?

Devo dire che non mi è piaciuto. Oltre ad evidenziare le cose che non funzionano, doveroso e legittimo ruolo dell’opposizione, non è stata propositiva, non ho mai avuto proposte, cosa che in altri anni invece è avvenuta. Poteva essere costruttivo e proficuo per tutti ma non è andata così. Infine, personalmente, mi è molto dispiaciuto che dopo aver chiesto le mie dimissioni quando è scattata l’indagine giudiziaria, dicendo che non ero in grado di gestire il Comune, quando per me è arrivata la piena assoluzione non ho sentito nemmeno una parola.